La necessità di scegliere e l’autenticità dell’esser-ci

Sin dall’antica Grecia, filosofia e psicologia si sono influenzate e spesso sovrapposte.
Questi due ambiti di studio iniziarono a differenziarsi nel momento in cui la psicologia assunse un atteggiamento più scientifico nello studio della mente umana e dell’uomo; a partire da Socrate, la centralità della ricerca del proprio io, acquisì un ruolo di fondamentale importanza, utilizzando il motto “conosci te stesso” come base della sua ricerca filosofica., egli, con la sua Maieutica, spronava i suoi interlocutori a conoscersi meglio per costruire, mano a mano, il proprio sé nella maniera migliore possibile. Il termine maieuetica (l’arte di far nascere i bambini) accostato al metodo socratico, a mio avviso, è veramente sublime: come una levatrice aiuta le madri nel momento del parto, così Socrate aiutava le “anime gravide” a partorire le loro verità.
La centralità data all’uomo e al suo funzionamento è una caratteristica che ha interessato da sempre anche altri filosofi; la corrente più proficua è sicuramente l’esistenzialismo, la quale ha come cardine la riflessione sull’esistenza umana, ponendo al centro l’individuo e il suo vivere nel mondo.
Heidegger
Leggendo le MaleScelte (rieditato col titolo “Il Potere delle Scelte Mirate”), ho trovato molti legami con vari filosofi studiati durante i miei studi; principalmente, ho trovato come ci sia un legame tra questo libro e il capolavoro di Martin Heidegger, Essere e Tempo, soprattutto per quanto riguarda la necessità di scegliere.
L’opera del filosofo tedesco si focalizza sulla ricerca dell’essere da parte dell’esser-ci, ovvero l’essere che io sono. Quindi, l’indagine può essere effettuata solamente da quell’ente che solo può porsi questa domanda e che poi, di volta in volta, si realizza.
Per Heidegger, l’essere ha da essere ma non è qualcosa di dato, deve essere realizzato; il compito dell’essere quindi è realizzare l’essere stesso: in questo senso, necessaria è la progettazione dell’essere verso le POSSIBILITA’ di essere che ha, facendo risultare l’esistenza una mai conclusa opera di traduzione delle possibilità nella realtà.
L’esistenza, l’ex-sistere cioè “stare-fuori”, per Heidegger è proprio lo sporgersi verso le possibilità, significa tradurre il possibile nel reale, oltrepassarlo in direzione del possibile, progettare l’essere in direzione del futuro.
Date queste premesse, si capisce come anche in quest’opera venga data importanza alla decisione, in quanto ognuno si va a definire in base a come si realizza. E’ proprio dal modo in cui mi rapporto con il mio essere che decido come essere.
Esistenza autentica e inautentica
L’aspetto più interessante, a mio avviso, della trattazione di Heidegger è sicuramente la divisione che fa tra due tipi di esistenza: autentica e inautentica.
Nell’esistenza autentica l’esserci vive in maniera consapevole e da protagonista la sua realtà progettuale che lo spinge a guardare sempre al futuro, al possibile e, anche, all’accettazione del suo essere un essere-per-la morte (concetto che non tratterò ma molto interessante). Dall’altra parte, l’esistenza inautentica è quella che rifiuta la propria natura, si sente soffocata, vive nell’anonimato e si aggrappa alle consuetudini del “si”(si dice, si fa..), legandosi a progetti di altri e non ai propri, nascondendosi nella quotidianità e nelle chiacchiere futili, per scappare dalla paura delle possibilità.
La differenza sostanziale tra le due esistenze è proprio l’accettazione (o il rifiuto) dello slancio verso il futuro, verso la progettazione autonoma del proprio destino.
Questa mia analisi, molto sintetica di Heidegger, non gli rende giustizia poiché sarebbe da affrontare ogni aspetto di Essere e Tempo con più cura.
La vita è una continua scelta
A mio avviso, tutti dovrebbero leggere questo libro, così come le MaleScelte, per capire che la vita è una continua scelta e un continuo movimento verso le infinite possibilità che abbiamo; spesso ci rifugiamo dietro a luoghi comuni o schemi che ripetiamo da una vita che non ci permettono di sporgerci e spingerci oltre, verso l’immensità che siamo e che possiamo essere. Volere è potere si dice ma, a mio parere, la volontà deve essere preceduta dalla conoscenza del proprio sé. Siamo esseri scesi su questa terra per essere le nostre possibilità, per esplorare le bellezze del mondo, per allontanarci dalla superficialità che ci circonda e per essere un esser-ci, citando Heidegger, che è sempre via via più mio.
dott.ssa Cimarolli Ilaria